Di concreto c’è il concretino e l’allenatore canaglia
BeliEVIL CredereMALE
“Che scherzi ci fa la nostra percezione? Sono sempre stato attratto e spaventato da come una frase casuale, uno slogan, un fumetto, una battuta fraintesa o un errore di battitura formino e incrostino una percezione sbagliata per l’eternità. Succede in ogni campo. Quante cose crediamo verissime solo perché le sentiamo spesso? Quante volte ci troviamo a dire “wow, credevo l’esatto contrario”? E quante volte siamo disposti a fare marcia indietro? Purtroppo quasi mai”. Luca Tramontin
In concreto ci sono una serie di considerazioni. Di concreto ci sono i fatti spiegati come sempre, con “irriverente” dovizia di particolari e spiegazioni. Come sempre, si tratta di cogliere le sfumature tra le frasi che si sentono pronunciare. Si tratta forse di pensiero veloce e pensiero analitico, come già scritto proprio qui su queste colonne di Globe.
Le frasi concrete del concretino
C`è una serie di frasi che viene usata dal furbo che vuole essere percepito come concreto ed efficace.
A metà riunione: “Sì, sì, si sono dette tante belle cose, ma niente di concreto”
Nel pieno del discorso, quando si sta raggiungendo il dunque: “Scusate se vado al concreto…”.
Ovunque, spesso stringendo un pugno a palmo in su: “Io sono uno che va al concreto”.
Quando non ha capito niente di quello che gli dici: “Sì, ma… di concreto?”.
Il concretino (sia diminutivo che dispregiativo) funziona così. E purtroppo funziona davvero, ci cascano in molti. Uno si dichiara concreto e tutti pensano che lo sia, anche se disturba e basta e non propone niente.
Rileggi le frasi in grassetto, fa una certa paura ammettere che fruttano un’aura molto efficace, ma che nella pratica (quella davvero concreta) non portano niente, solo un dannoso e divagatorio senso di disagio. Che fa SEMPRE ritardare e MAI risolvere.
Tremendo, eh? Magari arrossendo sarà il caso di ammettere di avere detto o pensato: “He he, lui è fatto così, va sempre al dunque, prenderlo o lasciarlo, avra tanti difetti, ma è concreto”. Ripeto, ci cascano in molti, anzi, quasi tutti. Ci sono delle ovvie eccezioni ma sono davvero poche.
Le frasi del vero concreto
La persona realmente risolutiva usa frasi di questo tipo:
- “vi propongo di tentare questa strada” (e poi dice quale),
- “ho messo giù uno scarabocchio che nei primi secondi sembra idiota ma ascoltatemi bene”,
- “vi propongo di passare ad un metodo preso da…”
La terza frase, quella in corsivo, è la piu generosa, perché chi la usa si toglie addirittura il merito di avere trovato la via, dice solo che la vuole usare proficuamente.
È una frase che espone il mento al jab del concretino che sicuramente salterà fuori chiedendo “ma cosa c’entra x con y?”.
Concreto e non concreto è matematico
Nelle grandi svolte c’è spesso stato chi ha proposto metodi di un campo da usare in un altro.
Il merito è anche ovviamente di chi lo ha
a) ascoltato senza pregiudizi di tema (obbligatorio),
b) aiutato a mettere in pratica (facoltativo, perchè magari la proposta non era giusta o realizzabile).
Poi – ricalco perché sia chiaro – la proposta può essere buona o cattiva, ma qui stiamo parlando di percezione e atteggiamenti.
È però matematico che
– chi declama concretezza non la ha,
– chi la ha propone sistemi realizzabili.
Dolorosi esempi: Il coach programmone
Due/tre tra i più dolorosi esempi sportivi:
- il coach programmone concretone,
- il capitano urlatore.
Amici miei, è terribile, passano entrambi da concreti, e spillano un sacco di soldi alle squadre. Studiamoli, scoviamoli e combattiamoli, perché questi due covid dello sport hanno tremende analogie con il populismo politico. Si, quello dei guru e dei dittatori. E con il managerone dell’industria. Quanti bilanci, quanti disoccupati, quante giovanili chiuse per queste infezioni umane e percettive. Leggi gli esempi e fai i tuoi paragoni.
Il Coach programmone intorta i presidenti e gli sponsor che sono bravi a gestire gli affari ma non conoscono lo sport specifico (ed è naturale, grandi presidenti a volte vengono dall’industria).
Il programmone dice di avere pianificato tutto, ma proprio tutto da qui a Giugno. E tutti dicono “Ooooh, ecco quello giusto”, compreso il presidente, magnate della ceralacca. E giù la stilografica per firmare un ingaggio enorme.
Peggio ancora il preparatore atletico.
Dice ai dirigenti di avere tutto un piano da qui a – minuto per minuto – fine stagione. La presenta bene, con proiezioni, parole straniere etc. etc.
Dov’è l’imbroglio?
Adesso vediamo dove sta l’imbroglio.
Chi è davvero dentro il professionismo sportivo sa che si studiano scientificamente i cicli, i periodi, le oscillazioni, con precisione crescente e reale. Ma che non si possono programmare le settimane e le varianti. Ogni seduta muscolare o tattica dipende dal recupero fisico, dagli infortuni (sia tuoi che degli avversari), dalla condizione psico-fisica, dalla condizione del terreno (inteso come terra, acqua, ghiaccio, temperatura) dalla posizione in classifica e dalla disponibilità di giocatori “free agent” nel mercato. Tanto per citare le voci più rilevanti.
Di conseguenza un grande coach modifica continuamente e umilmente la sua pur accurata pianificazione. Spende ore a guardare video, a capire come sono usciti i singoli ragazzi dal derby di ieri. Modifica continuamente il suo pur solido disegno iniziale, magari dando l’idea di essere volubile. In pratica chi ti dice adesso quanti chili di squat userai a maggio è un ciarlatone (maggiorativo).
Il capitano urlatore
Idem – se non peggio – il capitano urlatore. In genere interviene su squadre o situazioni di precedente scollacciamento e, come il leader populista, scrocca e capitalizza sulla fame di ordine e rigore. Poi 99% dei casi ti distrugge la squadra e stai anni a risalire. Ho detto 99 perché ogni tanto mi sforzo di essere meno punk, ma la mia storia sportiva registra un 100/100.
Il capitano-capitano non ha bisogno di “sbaregare” (questa non la traduco), i suoi punti forti sono il rapporto con i compagni e quelli in classifica.
Brutta bestia la percezione farlocco-concreta.
Autore TV, Scrittore, Atleta