Collezionismo: da quando e perché si fanno le collezioni
Quando inizia “il collezionismo” e perché si fanno “le collezioni”. Ve lo siete mai chiesto? Ecco una breve indagine su questo tema, ma è davvero interessante. Bastano pochi minuti di lettura per avere le idee più chiare. Grazie al nostro collaboratore che si firma esclusivamente e per sua scelta, con le sole iniziali: P.M.
Quando ha inizio il collezionismo
È difficile stabilire con precisione il momento storico in cui inizia il “collezionismo” volendogli attribuire la stessa del termine odierno.
Si potrebbe pensare ai “gabinetti naturalistici” rinascimentali, ovvero collezioni private di esemplari esotici o semi-sconosciuti (all’epoca) di animali, piante, minerali, che venivano esibite per il piacere del proprietario e dei suoi amici (in pochi casi per fini puramente scientifici o divulgativi), per non parlare, naturalmente, delle gallerie di opere d’arte conservate nei palazzi nobiliari europei ma soprattutto concentrate in Italia.
Con un ulteriore “sforzo” di fantasia, potremmo spingerci alla raccolta (e anche abbondante falsificazione) di reliquie religiose in epoca medioevale, o alle collezioni (per non dire “predazioni”) operate dalla classe senatoria romana di statue e manufatti greci tra il terzo ed il secondo secolo avanti Cristo.
Il collezionismo come ostentazione
Questi reperti finivano nelle loro ville e servivano a mostrare quanto fosse colto, ricco e alla moda (un esempio per tutti la Venere Medicea) il padrone di casa. Era infatti in voga avere un manufatto del periodo ellenistico, meglio se autentico, ma andava bene anche una copia.
Risalendo, si può solo tirare a indovinare. Ci sono prove nell’età del bronzo e del ferro dell’Italia peninsulare che indicano chiaramente l’intenzionale raccolta di oggetti preziosi (esempio pezzi d’ambra) da esibire durante gli eventi pubblici con lo scopo di ostentare la potenza e la ricchezza della famiglia proprietaria.
Collezioni per tutti i gusti
Oggigiorno, la difficoltà risiede non nella datazione ma nella scelta della collezione preferita.
Ce ne sono di tutti i gusti (anche di cattivo e di macabro) in ogni parte del mondo.
A fianco di quelle “classiche” che tutti conosciamo o immaginiamo possano esistere: monete, francobolli, libri rari oppure le collezioni legate a particolari serie televisive come Star Treck, Star Wars, i personaggi della Marvel, o icone come la “Barbie” che, attraverso i gadgets del merchandising veicolano milioni di dollari, ve ne sono di più strane.
Le collezioni e il collezionismo più strano
Ad esempio un italiano raccoglie da circa cinquanta anni le pietre “comuni” dalle forme più strane. Non è dato a sapere il numero preciso, ma sono migliaia, sufficienti a costruire una piccola collina.
Uno svizzero ha collezionato la bellezza di 11.111 (undicimila cento undici) cartellini non disturbare “recuperati” da oltre 189 differenti hotels.
Un londinese possiede, finora 6000, bottiglie (piene) di salsa piccante tra le quali la più costosa, stimata intorno ai 900 dollari, e quella più piccante del mondo.
Un suo connazionale ha 137 diversi tipi di coni stradali del traffico, i due terzi di tutti i modelli di cono in commercio.
Un altro anglosassone vive, oltre che con la super-comprensiva moglie, insieme a 240 bambole gonfiabili (si sì… proprio “quelle”) che veste, fotografa, invita a prendere il tè insieme a lui e la moglie… (e speriamo si fermi qui).
Un cinese, desiderando aprire un museo sui reggiseni per sensibilizzare le donne all’uso di tale indumento, vanta una collezione che supera i 5000 capi intimi
e poi ancora bollini delle banane, favi di calabroni e vespe, tappi di bottiglia. Insomma un mare di idee e di oggetti.
Collezioni macabre e singolari
Alcune collezioni però, sono, almeno, macabre. Solo due esempi.
Un generale inglese, vissuto tra l’800 e il 900, era solito “collezionare” teste di Maori il cui volto era tatuato e conservato al fine di lasciare intatto e far risaltare il disegno originale.
Un medico e patologo nipponico, ha invece collezionato un centinaio di tatuaggi umani (ovvero pelle umana) appartenuti a membri della Yakuza i cui corpi, dopo la morte, venivano consegnati all’università per scopi scientifici. Meglio non andare avanti, ma assicuriamo che c’è di molto, molto peggio.
Naturalmente esistono “vie di mezzo”.
“Palle gommose” (svariate decine di chilogrammi) composte dalle gomme da masticare al gusto di nicotina di ex fumatori, vasetti contenenti “lana” di ombelico, ciocchi di capelli lasciate ad un negoziante turco dalle clienti (turiste) desiderose di lasciare (anche) una loro ciocca alla collezione ormai sterminata del commerciante.
Insomma, il mondo del collezionismo è vario e divertente ma, come ogni cosa, va trattata con attenzione perché diversamente si possono incontrare aspetti terribili o nauseanti per cui, quando la vostra compagna (in genere sono donne, ma non è detto) vi rimprovera per quel modellino, quel libro, quel fumetto che avete acquistato pur sapendo che in casa non c’è più posto e “Adesso dove lo mettiamo, io non lo voglio vedere lì sopra?” ricordatele che , tutto sommato, sono state molto, ma molto fortunate.