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Co-housing: la condivisione è quasi un’esigenza del futuro

Distanze sociali o no? – Foto Congerdesign

La parola d’ordine è: condividere. In questi ultimi anni siamo ormai abituati al car-sharing, al co-working, pima ancora abbiamo assimilato il concetto di multiproprietà ma il co-housing potrebbe segnare una significativa svolta nel campo abitativo. Sempre interessanti le riflessioni del nostro segretissimo P.M.

Co-housing cosa significa

In cosa consiste? Banalmente nella condivisione e nella cogestione di spazi comuni. Si differenzia però dalla multiproprietà o, più semplicemente, dal semplice utilizzo di spazi comuni condominiali per il fatto che si tratta di vicinato elettivo.

Senza entrare in eccessivi dettagli e considerazioni filosofiche, possiamo dire che, un gruppo di persone le quali condividono la stessa visione progettuale, uniscono le forze per realizzarla.

L’applicazione pratica

Il co-housing può avvenire tanto in ambiente urbano che rurale. Si parte dalla progettazione dell’immobile o del gruppo di immobili, dall’acquisto del terreno dove sorgerà il fabbricato per arrivare alla consegna “delle chiavi”. È importante sottolineare che questi “gruppi” non formano assolutamente sette, club o altre realtà “esclusive”, ma decidono di convivere in un modo che favorisce la socialità tra gli individui. Chiunque cambi idea, può infatti abbandonare con estrema facilità in qualunque momento.

Ma com’è fatto un complesso co-housing?

Anche qui, sono molte le varianti possibili.

La condivisione può riguardare la cucina, la sala mensa, lo spazio ricreativo, la lavanderia. È come una costruzione a blocchi: si può decidere cosa rendere fruibile alla comunità e cosa no.

Potendo contare su spazi comuni, gli appartamenti sono mediamente più piccoli rispetto ad una “normale” abitazione poiché quest’ultima deve prevedere zone, anche ristrette, per quelle funzioni che il co-housing demanda al “co-utilizzo”. Ad esempio non serve la cucina, o la “zona relax” o, come già descritto, la lavanderia.

Insomma servizi comuni per “alleggerire” gli appartamenti.

Quanto costa vivere in co-housing?

Anche il costo “pro-capite” per la realizzazione risulta sicuramente più contenuto rispetto all’acquisto di un “normale” appartamento, quand’anche eseguito in “cooperativa”. In aggiunta, il fatto di poter scegliere direttamente il terreno dove sorgerà e non dover quindi progettare la propria vita in funzione del luogo dove già esiste il fabbricato in vendita, rappresenta sicuramente una garanzia per il grado di benessere che attende la nostra vita una volta insediati.

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Funziona?

Sembra di sì. L’idea è tipicamente nord europea. Gli inizi non sono esaltanti poiché la società olandese che per prima ha proposto questo modello abitativo (la cucina era comune) è andata in fallimento. Tuttavia il progetto è stato ripreso ed oggi soprattutto in, Olanda e Germania, ma anche nei Paesi scandinavi, si contano molti co-housing sia in ambiente urbano che rurale. Questa tendenza trova sostenitori anche in Italia, con Milano e Bologna, che vedono già alcuni co-housing. È facile pensare che, dati i costi sostanzialmente contenuti, la crisi in atto e gli scenari non proprio sereni che si si prospettano, l’idea piacerà sempre di più.

Le obiezioni

Ora, è facile anticipare le obiezioni di alcuni lettori.  Subito, infatti, ci si immagina il vicino del piano di sopra occupare una sdraio della zona comune per tutto il periodo di ferie senza permettere ad altri di usufruirne, magari solo un po’. Oppure il “condomino del ‘28’” che usa detersivo sconsigliato per l’uso con lavatrice ma che lui/lei crede il massimo “toccasana” per la pulizia degli abiti o, più banalmente, la necessità di usare contemporaneamente la zona cucina … e via con altre e maggiori “delizie”.

Sotto questo profilo l’inferno dantesco può assumere un aspetto seducente, ma bisogna tenere presente che non si tratterebbe di “vicinato casuale” ma “elettivo” ovvero, le persone che scelgono di vivere in quella comunità hanno le stesse idee per cui dovrebbe essere eliminato il “vicinato promiscuo” tipico dei nostri condominii.

 Vero è che, in ultima analisi, la mente umana nasconde sempre qualche sorpresa però, sulla base della comune esperienza, persone simili dovrebbero andare d’accordo.

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