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Castello di Rivoli: qui c’è la storia e la tradizione sabauda

Castello di Rivoli - modello
Modello ligneo del castello di Rivoli – By Arianna Marchiò

Il castello di Rivoli è il secondo fortilizio che andiamo a visitare, dopo quello di Introd. Questa parte a nord ovest dell’Italia, terra di montagne e di “sacri confini”, è ricca di fortezze che trasudano di storia e misteri. È anche il luogo dove fu instaurata la prima capitale del Regno d’’Italia.

Torino la prima capitale del Regno d’Italia

C’era una volta nel marzo 1861 Torino: prima capitale del Regno d’Italia. C’erano una volta gli italiani che da queste terre periferiche del nord hanno combattuto e lottato per “fare gli italiani”. E ci sono ancora i torinesi che rivendicano con orgoglio e diffidenza sabaude il primato dell’Urbe Augusta Taurinourm.

Il Piemonte è assieme al suo capoluogo di Torino una terra di mistero. Un vero e proprio feudo da scoprire. Dove si respirano un equilibrio rigoroso tra arte, cultura, storia, alta cucina che del “falso e cortese” hanno ben poco. Tutt’altro! È terra di spiriti combattivi, forse poco accoglienti, ma sicuramente luogo di eccellenze architettonico/artistiche e di alta imprenditoria 4.0.

I piemontesi “bogia nen” e “il messaggio” dei Savoia

Alla “bogia nen” si potrebbe dire! Con questo motto si intendono i tratti caratteriali dal temperamento caparbio, fermo e determinato dei suoi abitanti così come traspare nelle architetture che fanno da cornice a una storia di splendore, loisir e delitiae per la vista.

Castello di Rivoli - Theatrum Sabaudiae
Theatrum Sabaudiae veduta Castello Rivoli

La così detta corona di delitiae appunto, rappresenta il programma e disegno architettonico a cavallo tra il ‘500 e il ‘700. Ha permesso ai Savoia di testimoniare il potere e prestigio della loro casata attraverso la costruzione di un sistema di castelli e complessi architettonici volti a ospitare la propria corte nelle pratiche venatorie di caccia e per villeggiatura.

A compiere e realizzare questo intenso “messaggio pubblicitario” di grandezza artistica furono chiamati a lavorare grandi maestranze dell’architettura di corte del tempo come i Castellamonte, Filippo Juvarra, Guarino Guarini e Pelagio Palagi.

Dal 1997 tali Residenze sabaude che abbracciano la città e i dintorni di Torino sono rinate a nuova vita attraverso un’operazione di recupero e di rilancio dell’Unesco diventando Patrimonio dell’Umanità.  Vale davvero la pena ammirare, visitare e assaporare questi gioielli del Piemonte che stanno vivendo oltretutto una nuova epoca d’oro riproponendosi all’interno di un circuito di musei, mostre temporanee, spettacoli, festival, centri di formazione e attività culturali di richiamo internazionale.

Il castello di Rivoli

Tra queste dimore artistiche sabaude d’eccellenza c’è il Castello di Rivoli.  Possiamo facilmente raggiungerlo oltrepassando Torino in direzione di Rivoli. Dalla sommità delle sue colline sorge nell’omonimo comune di Rivoli. Si mostra in tutta la sua bellezza imponente che si sviluppa fino ad un’altezza di 30 metri.

Castello di Rivoli - esterno
Castello di Rivoli – By Arianna Marchiò

Il primo più significativo progetto che ne dà la sua forma odierna venne messo in cantiere nel ‘600 dall’estro dei Castellamonte, autori della Manica Lunga, Pinacoteca e giardino terrazzato su commissione prima di Emanuele Filiberto e poi del figlio Carlo Emanuele I di Savoia. Quest’ultimo tra l’altro vede i suoi natali in questo luogo da parte di Margherita di Valois. Qui inoltre venne ospitata un’antica ostensione della Sacra Sindone per volere di Amedeo IX di Savoia.

L’attuale struttura

Tornando alla struttura attuale dell’edificio si può vedere un netto distacco dalle maestranze di fine seicento dei Castellamonte e quella del ‘700 voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia per mano dell’architetto di corte messinese Juvarra che avrebbe dovuto darne un nuovo assetto.

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Tuttavia, questo progetto non ebbe termine. Si narra anche che in queste mura, lo stesso Vittorio Amedeo II venne imprigionato per giochi di potere all’interno della sua stessa casata.  È proprio questo “non finito” che dà un sapore di autenticità e particolarità al Castello di Rivoli.

Castello di Rivoli-by Arianna Marchiò

Fondamentale la campagna di restauro post bellico a seguito dei danneggiamenti della Seconda Guerra da parte dell’architetto Andrea Bruno che ha reso possibile la riapertura nel 1984. Anno storico di riferimento anche per l’arte contemporanea che qui vede nascere uno dei poli e centri per l’arte contemporanea tra i più riconosciuti di tutta Italia e anche all’estero.

Centro di diffusione di opere di giovani artisti italiani e internazionali dagli anni ’60 ad oggi. Da vera vetrina d’arte contemporanea il Museo dagli anni 2000 si veste di materiali trasparenti e innovativi diventando territorio di commistione tra antico e contemporaneo.

Altra vista esterna – By Arianna Marchiò

All’interno del castello di Rivoli

Al suo interno le collezioni permanenti di Arte Povera, Body Art, Land Art, Minimal Art e Video Arte offrono un patrimonio contemporaneo inestimabile di opere di artisti contemporanei.

Tra questi, l’artista internazionale Mona Hatoum creava per il Museo di Arte Contemporanea nel’99 un’opera dal titolo rassicurante di “Map”. Artista eclettica che ha sempre voluto mostrare alla critica e all’osservatore attento la visione di emozioni contrastanti, in bilico tra desiderio e repulsione, fascino e timore. Di natali palestinesi, ma definitasi in seguito anglo-palestinese a causa della sua permanenza forzata per motivi ideologici in Inghilterra, denuncia con rigore e lucidità le turbolenze di una donna esule.

Numerosissime sono le sue produzioni video, le installazioni, le sculture e molto altro ancora. Tornando all’opera “Map” si intuisce ancora di più il suo messaggio. Siamo di fronte ad una rappresentazione cartografica del mondo ottenuta utilizzando un numero enorme di biglie colorate di vetro disposte sul pavimento.

Castello di Rivoli - Mona Hatoum
Opera di Mona Hatoum – by MANYBITS è sotto licenza CC BY-NC 2.0

Le sensazioni dei visitatori

Quale il disorientamento, l’ambiguità, lo smarrimento, il senso di pericolo che, a dispetto del suo titolo, determinava nel pubblico questa produzione?

Lo spostamento che i visitatori fanno all’interno dell’opera stessa era una modifica dell’assetto originario dell’installazione: come se la terra crollasse loro sotto i piedi! Semplice trovata questa. Identificativa del sentimento di dislocazione e instabilità che oggi noi tutti viviamo e percepiamo nella continua ricerca di un nostro luogo di appartenenza.

Home, casa, identità, territorio non più sicuro e definitivo, ma rete aperta, nella maggior parte dei casi senza limiti fisici e dogmatici. Oggi la casa intesa come costruzione architettonica stabile, ferma nelle sue fondamenta, ancorata in un mondo di ricordi e in un tempo che si può agganciare al presente, è frutto solo di un lontano passato e non esiste più.

Piuttosto si può parlare di una dimora aperta, interattiva. Un luogo che accoglie in sé le istanze della nuova società e ricompatta l’individuo smarrito, spaesato, in cerca di radici trasportabili ovunque. E il Castello di Rivoli ne è esempio. Qui si respira un clima di storia e tradizione sabauda, in piacevole equilibrio con l’innovazione internazionale artistica che non conosce confini e barriere.