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Carpe Diem di Orazio? Se cogli l’attimo fuggente

Carpe Diem - Orazio
Quinto Orazio Flacco – di Giacomo di Chirico

Carpe diem. Cogli l’attimo da Orazio a Pirandello, leggeremo il perché, la scuola è il suo futuro, sono sempre al centro dell’attenzione. Come è giusto che sia.

Carpe diem di Orazio?

No, nemmeno i più fedeli seguaci del carpe diem di Orazio avrebbero potuto affrontare con la necessaria padronanza le diverse disposizioni, trasmesse dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, in materia di gestione dei contatti da Sars-Cov-2 in ambito scolastico. Giunte alle scuole nello scorso 29 novembre, e seguite nei giorni seguenti, fino ad oggi, da provvedimenti non sempre trasmessi con la dovuta tempestività.

Carpe diem “nelle circolari”

In una prima circolare, si riteneva opportuno sospendere il programma di sorveglianza attiva con test diagnostici. Per considerare, invece, la quarantena e l’attivazione della didattica a distanza anche con un solo caso di positività accertata all’interno del gruppo classe. Successivamente, non dopo alcuni giorni ma dopo poche ore, arrivava il dietro front. Con la precisazione che, a seguito di approfondimenti, era da considerarsi ripristinato il programma di testing, da effettuarsi in tempi estremamente rapidi, con garanzia di didattica in presenza.

Al di là della complessità, anche semantica, che richiede di decodificare il T0 in “tampone prima possibile” e il T5 in “secondo tampone dopo cinque giorni”, il ripensamento serale del Governo è planato pesantemente su una realtà scolastica in ginocchio per la già complessa gestione dei casi di positività. Purtroppo recentemente aumentati nella fascia anagrafica degli alunni del primo ciclo d’istruzione e, sempre di più, per la relativa comunicazione con le famiglie in merito.  

Che la notte porti consiglio

Certamente è giusto che la sera, non solo la notte, porti consiglio. Ma – è opportuno ribadirlo – mentre il Governo approfondiva, i Dirigenti scolastici, in osservanza della circolare che eccezionalmente li considerava autorizzati ad attivare la DAD a fronte di un’unica positività accertata in classe, la attivavano. Ignari che, al verificarsi di un altro caso di positività nelle stesse circostanze, avrebbero di lì a poco indicato ai genitori degli alunni di un altro gruppo classe di provvedere all’effettuazione dei test diagnostici, con didattica in presenza.

A questo punto, le famiglie degli uni e degli altri, magari afferenti allo stesso Plesso, si sono anche loro ritenute autorizzate a chieder conto della diversità di trattamento. E in certi casi – forse perché la scuola di prossimità è tanto di moda e intitola i webinar più attuali – se la sono presa con l’Istituzione più vicina e con chi la rappresenta. Guarda un po’, i Dirigenti scolastici.

Dal carpe diem di Orazio al teatro di Pirandello

Quanto è avvenuto potrebbe essere rappresentato in un testo teatrale degno del miglior Pirandello. Invece è una prosaica realtà quotidiana che va in scena troppo spesso, sullo sfondo incupito da un clima relazionale messo alla prova dall’inasprimento delle misure anti contagio, culminate nel decreto che sancisce l’obbligatorietà della vaccinazione come requisito essenziale per lo svolgimento dell’attività lavorativa in ambito educativo.

Indubbiamente la recrudescenza del contagio ha reso inderogabile una stretta sulle regole civiche per contrastarlo. Ma è tanta l’amarezza! Specialmente da parte di una dirigenza scolastica che abbia impostato la governance del proprio Istituto secondo uno spirito autenticamente comunitario, per le inevitabili tensioni e, talvolta, la compromissione delle relazioni, all’interno del personale scolastico.

Alla vigilia del Natale

In vista delle Festività natalizie, in moltissime scuole, anche nelle incertezze e nelle restrizioni logistico sociali dello scorso anno, non è mai mancato un momento di condivisione. Fosse pure simbolica e a distanza, per uno scambievole augurio di speranza. Sicuramente succederà anche quest’anno, ma, come minimo, il brindisi in alcuni casi avrà un retrogusto amaro. Perché potrebbe avvenire in un contesto in cui sia stata necessaria la sospensione del diritto di svolgere l’attività. Con mantenimento del posto di lavoro ma senza retribuzione.

Sopra ogni altra considerazione, è fuori discussione la necessità di tutelare il bene della salute pubblica, quale “fondamentale diritto dell’individuo interesse della collettività”. Ma il retrogusto rimane! Così come non sarà facile, in alcuni casi, rimarginare, anche professionalmente, le ferite aperte dai provvedimenti di sospensione. Proprio nel momento in cui lo spirito di squadra, la condivisione delle difficoltà e la capacità di tenuta potrebbero essere i migliori antidoti al disagio sociale e alle incertezze del domani.

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