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Caccia, l’assalto finale alla natura

Caccia: Il cane a caccia
Il cane a caccia

Le radicali modifiche alla legge sulla caccia

Il nuovo disegno di legge sulla caccia, promosso dal ministro Lollobrigida e sostenuto dalla maggioranza, è un testo che si commenta da solo. Una riscrittura radicale della legge 157/92 che non mira ad aggiornare, ma a demolire ogni tutela ambientale in favore del mondo venatorio e dell’industria delle armi.

Secondo le bozze circolate e anticipate da diverse testate, la proposta introduce modifiche profonde: via il parere vincolante dell’ISPRA, più specie animali cacciabili, richiami vivi legalizzati ed estesi da 7 a 47, liberalizzazione della caccia anche in aree demaniali come spiagge e boschi, e addirittura la possibilità di sparare di notte e fuori stagione. Caccia nei parchi, sui terreni innevati, su proprietà private senza vincoli di sorta. Braccate ovunque. Gare notturne. Permessi facilitati anche per stranieri. Addetti alla sicurezza privata autorizzati a uccidere animali. Nel frattempo, le regioni verrebbero obbligate a ridurre le aree protette sotto la soglia del 30 per cento.

Un attacco diretto alla biodiversità

Il bracconaggio, di per se stesso esecrabile e già difficilmente controllabile, troverebbe nuova linfa vitale in un contesto deregolamentato e meno vigilato. I controlli si ridurrebbero, le sanzioni sparirebbero o si alleggerirebbero, le barriere finirebbero per essere abbassate. Chi protestasse contro questi abusi rischierebbe persino una multa fino a 900 euro.

Non è complicato leggere tra le righe di questo iniquo progetto di legge: si tratta di un testo pensato per favorire le lobby venatorie e il mercato delle armi. La caccia diventa “attività sportivo-motoria” con ricadute sociali ed economiche, secondo quanto scritto nell’articolo 1 del disegno di legge. Una ridefinizione ideologica e pericolosa.
L’uccisione di animali diventa un valore. La tutela della biodiversità passa in secondo piano. È un attacco diretto al senso stesso di convivenza tra uomo e natura. La natura stessa diventa un bersaglio. Non è solo una questione ambientale, ma politica, etica, culturale.

Tutto questo avviene nel silenzio generale, o peggio, nell’indifferenza. Le principali associazioni ambientaliste parlano già di incostituzionalità. Il contrasto con le direttive europee è evidente. Eppure, l’obiettivo del governo è approvare tutto entro l’estate. Come testata, non possiamo non prendere posizione. Questo giornale, libero da qualsiasi ingerenza, nasce per raccontare, vigilare e difendere.
Oggi non c’è da girarci intorno. Questa proposta non è una riforma. È uno stravolgimento, un obbrobrio, un abominio.

Noi diciamo no.

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