Boston (USA) è una città incredibile
Boston

Il nostro viaggio negli USA continua, riservandoci un salto climatico. Dalle calde spiagge della Florida al più temperato clima del Massachusetts e precisamente a Boston, una delle città più antiche degli Stati Uniti d’America.
Il viaggio ha comportato un cambio d’abiti ma non d’abitudini. I due inviati della redazione tedesca di Stoccarda, sono ben avvezzi a temperature non proprio mediterranee. E il Massachusetts incarna bene il cambio di stagioni che fino a qualche decennio orsono eravamo abituati ad avere anche in Europa.
Giunti all’aeroporto internazionale Logan di Boston inizia la settimana “fredda”, ma non per questo meno interessante. Le attrazioni di Boston sono numerose e tutte di alto interesse culturale, scientifico ed educativo. Basti pensare alle due università più conosciute al mondo: la MIT (Massachusetts Institute of Technology) e la Harvard University. Ma Boston per gli italiani è soprattutto un luogo da visitare per la sua storia, la sua bellezza e il panorama che si può ammirare in riva all’oceano o sulle alture del circondario; ma anche per la sua forte rappresentativa italiana. Oltre alla Little Italy di New York, a Boston c’è il quartiere North End, meglio noto come la Piccola Italia di Boston, dove a settembre si festeggia anche – in grande stile – la Festa di San Gennaro.

Ma andiamo per ordine. Ad accogliere i nostri, c’è una rappresentanza italiana capitanata dalla signora Virginia e dal signor Bruno. Sono entrambi originari di Gaeta (nel Lazio) e residenti negli States (a Woburn – 13 miglia da Boston) da quasi mezzo secolo.

Con al seguito figli e nipotini ci hanno portato a visitare i luoghi emblematici della città di Boston e del circondario e alla fine della nostra settimana bostoniana ci hanno riservato una sorpresa di cui vi parleremo alla fine di questo servizio.
North End: la piccola Italia a grandezza naturale
La prima tappa è naturalmente al quartiere italiano, il North End appunto. E sembra di essere davvero in Italia anche perché appena ci si addentra la differenza tra le enormi strade americane e le vie del quartiere salta immediatamente all’occhio. Ma non solo. Il North End è considerato dai primi immigrati italiani, oltre un secolo orsono, come la seconda casa. E da allora tutto, in queste vie, “parla italiano”. Dai tipici ristoranti ai negozi di fiori o gioielli, dalle insegne recanti i colori della bandiera italiana ai bar, ed in ultimo la lingua. Ovunque ci si giri si sentono i dialetti della nostra Penisola. All’arrivo al North End una statua in bronzo a grandezza naturale, del boxer Tony Demarco. Ed ora per gli appassionati di pugilato è il caso di aprire una parentesi sportiva.
Tony Demarco: campione del mondo con i guantoni tricolori

Tony Demarco, al secolo Leonardo Liotta, è stato un pugile americano di origine italiana (la famiglia proveniva da Sciacca in Sicilia), diventato campione del mondo dei pesi Welter a soli 16 anni; non potendo partecipare all’incontro per la minore età “assunse” le generalità di un suo amico maggiorenne – appunto Tony Demarco – e questo resto il suo nome “d’arte” per tutta la sua carriera pugilistica, breve ma intensa. Demarco “appese” i guantoni al chiodo a soli 30 anni, combattendo 71 incontri, dei quali 58 vinti, 12 persi e uno pareggiato ai punti. La comunità italiana di Boston gli ha dedicato una statua intitolandogli anche una strada: la storica Fleet Street, rinominata Tony Demarco Way. Dal 2019 (2 anni prima della morte nel 2021 a 89 anni) è inserito nella International Boxing Hall of Fame.
Nel prosieguo del tour non potevano mancare i luoghi simbolo della metropoli. É d’obbligo quindi visitare i monumenti storici che hanno fatto la storia di Boston e degli USA.
La prima bandiera americana sventola sulla Prospect Hill Memorial Flag Tower

Come accennato in apertura del servizio, Boston, fondata nel 1630, è tra le città più antiche degli Stati Uniti d’America, ed ha avuto un ruolo cruciale, in particolare durante la Rivoluzione Americana. Questa particolarità è stata riportata alla memoria nel 1903 quando a Somerville, poche miglia dalla metropoli, fu costruita la Prospect Hill Memorial Flag Tower. Dove oggi sorge la torre, George Washington, issò la prima bandiera americana, la Grand Union Flag, il 1° gennaio del 1776. La Grand Union Flag è nota anche come la Betsy Rose Flag.
Secondo gli storici (ma molti parlano anche di leggenda), Betsy Rose, una sarta di Philadelphia, fu incaricata da George Washington di realizzare la bandiera americana che contenesse le 13 colonie originali degli Stati Uniti. Fu così che Betsy inscrisse in un cerchio a sfondo blu, le 13 stelle bianche delle colonie rafforzate da 13 strisce bianche e rosse. La bandiera attuale che conosciamo ha invece subito diversi “aggiustamenti” nel corso dei secoli, quando di volta in volta venivano aggiunti Stati e stelle al cerchio che con il tempo si è trasformato in un rettangolo; la bandiera con 50 stelle e 13 strisce è stata adottata ufficialmente 65 anni orsono, il 4 luglio del 1960 dopo che le Hawaii sono diventate “stato federale” il 21 agosto del 1959.
I mattoni rossi del Freedom Trail

Continuando la passeggiata per la città non si può non notare una serie di mattoni rossi che segnalano il Freedom Trail: un percorso di 4 chilometri che attraversando parte della città, conduce a 16 siti storici raggruppati nel “Boston National Historical Park”, tra i quali abbiamo visitato il Bunker Hill Monument, un obelisco in granito alto 67 metri e situato nel quartiere di Charlestown. Il monumento ricorda il luogo della Battaglia di Bunker Hill a Boston tra le Giubbe Rosse e i Patrioti avvenuta durante la Rivoluzione Americana. Il Bunker Hill Monument richiese ben 28 anni per la costruzione e fu impiegato granito proveniente da Quincy e trasportato a Boston, sul sito, con la Granite Railway, una ferrovia appositamente costruita. Il monumento è visitabile anche all’interno e si può giungere alla cima dopo… appena 294 gradini.

Continuando poi per Boston Public Garden e passando davanti ai musei simbolo della città (il Museum of Science, il Museum of Fine Arts, Isabella Stewart Gardner Museum), si giunge al Faneuil Hall e al Quincy Market. Una sosta era d’obbligo.
Fanueil Hall e il Quincy Market

La Fanueil Hall Marketplace è stato luogo di importanti riunioni pre-rivoluzionarie ed è quindi conosciuta come la “Culla della Libertà”: il nome più adatto a questa megastruttura. Ancora oggi vi si tengono eventi politici strategici e cerimonie istituzionali. All’interno una combinazione di storia e attualità con la presenza di 49 negozi e 44 carretti ambulanti (in realtà sono stabili) ed inoltre 13 ristoranti e ben 35 stand di street food. Una prelibatezza per il palato mentre gli occhi strabuzzano nel vedere cotanta varietà di cibo.
E sempre per restare in tema di cibo le narici sono attratte dal Quincy Market che è una sorta di grande supermarket, non propriamente inteso come un luogo per gli acquisti, bensì come il punto di relax culinario. Vi sono all’interno circa 30 ristoranti che oltre a dolci e bevande di particolare natura offrono il meglio della gastronomia locale – ovvero quello che i residenti cercano da sempre ed i turisti anelano per immergersi nella cultura culinaria della città.
Il Thomas P. O’Neill Jr. Tunnel: sotto l’Oceano per ridare verde a Boston
Raccontare Boston è davvero difficile. La varietà di luoghi ed eventi è interminabile. Una cosa sorprendente e di cui i residenti vanno fieri è il tunnel costruito dalle autorità locali che per ovviare all’intenso traffico nelle vie del centro hanno costruito la galleria quasi nel mare, ridando verde e attrazioni dove prima scorrevano fiumi di automobili.
Il Thomas P. O’Neill Jr. Tunnel, questo il nome ufficiale dell’opera ingegneristica, fa parte del progetto Big Dig (il grande scavo), che ha riconvertito l’Interstate 93 – che è la principale autostrada cittadina – in un tunnel di quasi 6 chilometri lungo gran parte della città.
Il progetto iniziato nel 1992, vide la luce nel 2003 quando aprirono al traffico la sezione Nord il 29 marzo e quella Sud il 20 dicembre. La grande particolarità si evince anche dall’attraversamento sottomarino del Fort Point Channel – una parte d’acqua oceanica che separa il centro città al quartiere di South Boston da dove appunto comincia il tunnel per poi terminare a Chinatown.
Acquario del New England: la vasca cilindrica piú grande degli USA

Ma i nostri inviati su consiglio di Bruno e Virginia non si sono lasciati la città alle spalle senza aver prima visitato l’Acquario del New England in Central Wharf 1. La particolarità di questa “struttura” d’acqua è data dalla vasca cilindrica di acqua marina più grande degli USA (3.000.000 di litri di acqua nella Giant Ocean Tank), che contiene una grande varietà di coralli, pesci tropicali e centinaia di specie di creature marine.
Colori vivacissimi si intravedono al di qua del muro d’acqua e man mano che si sale a spirale verso la superficie della vasca si possono ammirare svariate specie di pesci dai più piccoli agli squali, per poi assistere alla sommità della vasca alle sessioni di alimentazione eseguite da esperti addetti alla vita marina. Mentre si sale si possono ammirare i pinguini nel loro “habitat” (ricostruito quasi al naturale) e le esibizioni dei leoni marini. Se il tempo lo permette a novembre, la direzione dell’Acquario del New England, organizza tour in barca per l’avvistamento delle balene.


Palm Beach Gardens: dove le orchidee crescono sugli alberi
E così i nostri inviati, sono giunti, dopo quasi una settimana di clima “freddino” ma accettabile, alla fine di questa avventura nel Massachusetts. Pronti per ripartire verso le calde e soleggiate spiagge della Florida, dove continua l’avventura statunitense di GlobeToday’s. Ma come accennato, ai due inviati, Pasquale Sorabella e Roswita Samland, hanno preparato una sorpresa. Bruno e Virginia per il compleanno imminente del nostro redattore hanno organizzato un “Happy Birthday” alla presenza di una piccola rappresentanza italiana di Somerville, Woburn e Boston. Non poteva terminare in modo migliore la visita a questa incredibile Boston.
La prossima tappa del viaggio sarà a Palm Beach Gardens (Florida), dove le orchidee crescono sugli alberi.
