Banksy. Come un writer risponde all’epidemia
Banksy, il writer, l’artista più cool della street art reagisce e crea a modo suo. Come sempre l’espressione interiore e creativa di chi è un passo più avanti degli altri, reagisce senza parlare, ma comunica come tutte le Arti, con la A maiuscola sanno fare.
Tempi duri
Tempi duri per il mondo dell’arte sia per le grandi mostre allestite per la primavera e al momento chiuse al pubblico (come la straordinaria mostra al Quirinale per il 500enario della morte di Raffaello) sia per chi d’arte vive e che causa coronavirus non ha la possibilità di esporre al mondo le proprie performance.
Viene spontaneo chiedersi in queste lunghe giornate di isolamento sociale, cosa staranno progettando tutti quegli artisti che ultimamente hanno fatto parecchio scalpore e fatto discutere con imprese a volte grottesche a volte di fortissimo impatto anche sociale. Penso ad esempio alle due ultime performance di Maurizio Cattelan e risottolineo Maurizio perché ad Alessandro sono già stati troppe volte attribuiti meriti di diversa forma artistica…
Ci pensa Banksy
A soddisfare i miei dubbi ha provveduto Banksy, l’eclettico artista britannico le cui opere a sfondo spesso satirico sono costantemente destinate a far discutere.
È di ieri mattina la scoperta a Bristol sul muro della palazzina di Hanover Place, reso famoso dalla celebre rivisitazione del dipinto “la Ragazza con l’orecchino di perla” di Johannes Vermeer realizzata da Banksy nel 2014, dell’applicazione pittorica di una mascherina chirurgica a coprire il volto della giovane donna cui deve la propria fama anche Scarlett Johansson che la interpretò nell’omonima pellicola.
C’è chi dice che a dipingerla sia stato proprio Banksy che dopo il lockdown forzato di 5 settimane abbia deciso di violare le regole del coprifuoco e realizzare una delle sue note provocazioni.
Né conferme né smentite
Banksy però non ha ancora confermato né smentito di essere l’autore del gesto… che sia realmente stanco di lavorare da casa? Oppure la moglie dopo 5 settimane sarà stanca di vedere la trasformazione delle pareti domestiche in graffiti?
È noto che il writer inglese, come tutto il mondo in “smart working” (neologismo che nei mesi a venire sarà parte integrante del nostro vocabolario), abbia postato nei giorni scorsi sulla propria pagina Instagram l’ultimo capolavoro. Utilizzando come parete il bagno della propria abitazione con la didascalia “My wife hates it when I work from home” (mia moglie odia quando lavoro in casa).
La nuova opera che potremo intitolare “ratti nel bagno” riprende il motivo degli ormai iconici ratti che caratterizzano moltissime delle sue opere, e che ormai anche loro stanchi del lockdown forzato si aggirano tra le pareti del bagno arrampicandosi ovunque e giocando con ogni oggetto si trovi a portata di zampa.
Chi è Banksy?
Di lui si sa davvero poco, un artista che è riuscito fino ad ora a mantenere celata la propria identità, una sorta di “primula rossa” dell’arte contemporanea.
Nato a Bristol nel 1974 è attualmente considerato uno dei massimi esponenti della street art nel mondo.
Le sue opere che spesso appaiono sui muri delle città senza che nessuno lo abbia visto realizzarle sono quasi sempre di natura satirico-sovversiva, una forte critica politico-sociale realizzata con l’ausilio di grossi stencil che appaiono su muri, ponti, strade in tutto il mondo.
È proprio questa tecnica, che consiste nell’apporre una “maschera” con la sagoma di ciò che si vuole realizzare al supporto scelto e riempirla con l’ausilio del colore, a rendere famosa la sua arte, tecnica assolutamente necessaria per poter realizzare velocemente l’opera senza essere visto evitando quindi l’intervento delle forze dell’ordine.
La tecnica dello stencil, come possiamo ben immaginare, è molto più veloce rispetto alla realizzazione del normale murales anche per l’utilizzo di pochi colori che spessissimo per le opere di Banksy sono nero, rosso e bianco.
Una realizzazione anche di grandi dimensioni, con questa tecnica e l’ausilio del colore spray, non impiega più di 15 minuti circa: Il che ha contribuito non poco alla fama di questo geniale quanto misterioso artista.
Le sue opere
Tra le sue opere più famose sempre di fortissimo impatto, possiamo sicuramente ricordare i 9 graffiti distribuiti lungo il muro che separa Israele dalla Cisgiordania. Un muro di 70 km ritenuto, come sancito chiaramente dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, contrario al diritto internazionale.
Tra i soggetti dipinti, in maggioranza bambini (i soggetti più spesso rappresentati nelle opere dell’artista), che non vogliono vivere con questa barriera e cercano di superarla volando su palloncini (il palloncino rosso è un altro particolare spesso ricorrente nelle opere di Banksy). O cercano di creare dei varchi con l’ausilio degli strumenti più amati dai bimbi: palette e secchielli. Oppure ancora fanciulli che cercano di guardare oltre il muro, dove lo stesso idealmente si squarcia grazie all’utilizzo della tecnica del trompe l’oeil.
Il lockdown
Forse non sarà un periodo che ricorderemo con leggerezza e serenità, perché il lockdown forzato pesa a tutto il mondo, ma indubbiamente se lo vogliamo, è un periodo che può dar vita alla fantasia e alla creatività magari portando alla realizzazione di nuove frontiere nel campo soprattutto dell’arte e della cultura.
Come direbbe Alessandro Manzoni… “Ai posteri l’ardua sentenza”. (cit. “il 5 Maggio” che forse potrà essere la data della riacquistata libertà)