Andrea Liberovici ha inaugurato Biennale Musica
E’ stato Andrea Liberovici, il musicista “genoveneziano” a inaugurare la 67°Biennale Musica
Micro – Music alla Biennale Musica
L’autunno quest’anno è cominciato proprio la mattina del 16 ottobre quando Venezia ha inaugurato Biennale Musica. Le alte temperature estive durate fino al giorno prima hanno lasciato spazio all’autunno inducendo le persone a tirare fuori giacchette e sciarpine molto utili e consone al cambiamento metereologico arrivato nella citta di Venezia e in tutt’Italia. Questo non significa che l’atmosfera che ha accolto l’inaugurazione di Biennale Musica non fosse appropriata, anzi! Il festival che quest’anno ha soddisfatto la proposta di Lucia Ronchetti, Direttore del settore Musica, mira ad evidenziare “il fascino e la ricchezza espressiva del suono digitale”. Micro – Music è il titolo del 67esimo Festival Internazionale di Musica Contemporanea (dal 16 al 29 ottobre), dove Micro significa esplorare l’infinitamente piccolo del suono attraverso la sensibilità dell’artista digitale.
Molte le prime assolute commissionate dalla Biennale di Venezia e coproduzioni con i più importanti festival internazionali. Gli artisti invitati, provenienti da tutto il mondo, sono scultori di nuove entità sonore digitali, archeologi musicali alla ricerca di antichi suoni scomparsi, ricercatori della misteriosa, transitoria e magica natura del suono e creatori di inediti incantesimi acustici capaci di coinvolgere il pubblico con vasti affreschi musicali. Ma ci soffermeremo sull’installazione di apertura che ha avuto luogo appunto la ventosa mattina del 16 ottobre a Piazzale Divisione Acqui a Mestre. Un luogo che ci allontana da Venezia ma che il Sindaco della città Luigi Brugnaro ha fortemente voluto come nuovo palcoscenico della Biennale.
“Sounds of Venice Number Two” di Andrea Liberovici e Paolo Zavagna
“Qui regnavano incuria e degrado, adesso sembra un gan parco urbano degno delle grandi metropoli europee. È diventato un parco integrato” – ha detto il Sindaco, ed è proprio questo parco che ha dato voce a Sounds of Venice Number Two, un progetto ad opera di Andrea Liberovici e Paolo Zavagna che pur spostando la Serenissima a Mestre ne cattura i suoi suoni, unici e magici. La città di Venezia diventa così un grande strumento musicale che apre un dialogo col pubblico.
“Tutti i compositori veneziani hanno ascoltato Venezia per poi tradurla in note, noi abbiamo voluto unire la Venezia antica a quella contemporanea attraverso canovaccio musicabile che vede protagonisti campane, acqua, parole… – ha detto Andrea Liberovici – Bisogna chiudere gli occhi e ascoltare questa meravigliosa città che ci parla attraverso la musica, ma anche rumori, voci, suoni. …Un tutto sconfinato che genera emozione”. Ed è così che i vari fixed media strutturati in otto quadri raccontano la storia e la contemporaneità di Venezia attraverso suoni rappresentativi della realtà e della memoria veneziani, non solo nella loro forma originale ma anche tramite elaborazioni, manipolazioni, composizioni elettroacustiche.
Andrea Liberovici il compositore transdisciplinare
Andrea Liberovici non è nuovo a questo tipo di lavoro, ricordiamo quando nel 1996 grazie al fortunato incontro con Edoardo Sanguineti, fonda insieme al poeta e drammaturgo il Teatrodelsuono, che si applica alla sperimentazione di nuovi motivi delle relazioni musica – poesia – scena e tecnologie per l’elaborazione del suono e dell’immagine. Non a caso, per la sua peculiarità e ricerca, Liberovici è stato più volte definito come “compositore transdisciplinare”, ma qui per Biennale ha voluto fare a meno dell’immagine: “L’immagine è oramai satura – ha dichiarato il musicista – bisogna togliere le cuffie dalla testa. Le cuffie creano solitudine. La nostra installazione è l’opposto alla solitudine. In Sounds of Venice Number Two c’è volutamente l’assenza di rappresenzazione visiva. Qui è solo ascolto”.
E i presenti (soprattutto giovanissimi) sono rapiti dai valzer dell’orchestrina del Cafè Florian, che si alternano ai botti della Festa del Redentore, al garrire dei gabbiani, fino al parlare sguaiato di uno strano personaggio che continua a gridare” Trolley” come fosse un’ingiuria a qualcuno. I colori di Venezia: l’azzurro (del cielo), il giallo (dell’oro) e il grigio (dell’acqua) sono tutti all’interno di questi suoni che si rincorrono in dolby surround nel grande Piazzale attraverso gli altoparlanti fissati in alto.
…Venezia è un violoncello astuto…
“Poichè Venezia è un violoncello astuto…” come dicono le parole di una poesia dello stesso Liberovici tratta da Il libro dei suoni n°1. Veneziacustica, edito dalla casa editrice Squilibri. Un libretto che possiamo definire “multiplo” in quanto ogni pagina offre una composizione sonora, nata con la condizione imprescindibile di condensare la sua essenza in meno di un minuto, fruibile attraverso un QR code, un acquerello e una poesia. Qui la poesia e l’immagine (non in movimento) sono più libere perché possono essere “lette” attraverso la propria valutazione del tempo/curiosità. Agli aspetti visibili e apparentemente fermi, Liberovici ha allegato l’utilizzo dei suoni. Ogni singola cartolina acustica infatti determina un tempo. Un gioco di specchi, fra l’immobile e il dinamico, che ancora una volta dimostra l’ecletticità degli artisti veri come senz’altro è lui.