Anche nella danza entra in scena la realtà virtuale

La realtà virtuale incombe anche nella danza
È stata senza dubbio la pandemia a premere sull’acceleratore per far entrare il mondo virtuale anche nella danza. «La danza, come tutti gli spettacoli dal vivo, vive di presenza fisica. Quando è negata bisogna ricorrere a dei dispositivi che permettano di ridurre questa distanza e noi ci siamo immaginati di “danzarla”, questa distanza» hanno detto molti coreografi negli anni che hanno chiuso in casa loro e tutti noi.
Attualmente la Realtà Virtuale sta implementando sempre nuove funzioni attraverso la ricerca e lo sviluppo di applicativi e software che possano supportare la domanda sempre più crescente di creazione di contenuti. Nel regno della danza, lo sviluppo tecnologico è stato accompagnato dall’emergere di una nuova generazione di artisti che abbracciano il virtuale per reinventare la propria arte. Ma cos’è la danza nel mondo virtuale? In che modo gli spazi virtuali possono plasmare nuove esperienze per artisti e pubblico?
Cosa significa ballare nel mondo virtuale?
Ballare nel mondo virtuale significa danzare in nuovi spazi creati o ricreati dalla tecnologia. La tecnologia ridefinisce ciò che è possibile, spingendo i limiti delle possibilità artistiche: è di grande interesse considerare che una danza nello spazio virtuale è una danza che può mettere in scena ciò che è impossibile nello spazio reale. Gli spazi virtuali consentono un facile cambiamento di gravità senza strumenti fisici specifici, molteplicità infinita e riproducibilità, scale prodigiose, cambiamenti prospettici dei punti di vista.
Le danze negli spazi virtuali possono rimettere in scena movimenti dimenticati, gesti ‘persi’, qualità di movimento sorprendenti, espressioni indefinite, addirittura una vita dopo la morte.
Gli effetti di un “palcoscenico aumentato” ne “Le Bal de Paris”
La creazione di un “palcoscenico aumentato “, che combina un palcoscenico fisico con il suo doppio virtuale e sincronizza le prestazioni degli artisti sul palco in tempo reale in un universo digitale, è quanto ha fatto la danzatrice e coreografa Blanca Li, creatrice della performance live immersiva Le Bal de Paris, prodotta dallo studio Backlight VR che è stata presentata con successo alla Biennale Danza 2022. “Gli spettacoli immersivi virtuali permettono di espandere notevolmente i limiti dello spazio, il numero di performer con quasi nessun limite. Non c’è bisogno di set, di materiali o accessori o costumi da portare in un tour. Posso replicare l’esperienza tutte le volte che voglio, in diversi paesi allo stesso tempo, con solo un equipaggio umano da svolgere e un set di visori VR, tracker e compute “aveva spiegato la Li a Venezia.
Le Bal de Paris è uno spettacolo dal vivo immersivo arricchito da 35 minuti di realtà virtuale all’interno di un mondo artificiale, fantastico, poetico e sorprendente creato digitalmente. Ogni membro del pubblico è invitato a guardare, ballare e interagire con ballerini dal vivo. La tecnologia consente anche nuovi movimenti del corpo, che prima non si vedevano: “È stato anche interessante giocare con movimenti che erano soprannaturali e non potevano esistere nella realtà, – spiega la Li – perché puoi far giocare i ballerini con i tracker. Ho i miei ballerini che volano, ed è solo un trucco. Esplorare tutte le possibilità aperte dalla VR e dal nostro sistema di tracciamento è stato molto interessante dal punto di vista coreografico. “
Ballerini e pubblico all’interno di nuovi spazi virtuali

All’interno della performance i corpi dei ballerini e i corpi del pubblico potevano interagire in nuovi spazi virtuali: spettatori e ballerini danzavano insieme nel mondo reale e allo stesso tempo nel mondo virtuale attraverso i loro avatar. È stata una grande sfida per la Li, ma indubbiamente anche per chi, come me, è entrato nello spettacolo. Una vera emozione che ha siglato la nascita di un nuovo spettatore. In queste nuove ambientazioni virtuali, infatti il ruolo del pubblico cambia completamente in quanto diventa co-creatore dello spettacolo. Ballare nel virtuale e indagare nuovi spazi virtuali e universali può rompere la quarta parete, gli spazi virtuali danno a tutti la possibilità di sognare, di fuggire offrendo anche la possibilità di trovare il proprio ritmo, il proprio posto come spettatori.
“Peaceful Places”
Il proprio ritmo ed il proprio spazio lo ha trovato anche chi ha preso parte a “Peaceful Places” di Margherita Landi e Agnese Lanza, presentato a San Gimignano il 3 agosto scorso, in occasione del Festival 𝙊𝙧𝙞𝙯𝙯𝙤𝙣𝙩𝙞 𝙑𝙚𝙧𝙩𝙞𝙘𝙖𝙡𝙞 – 𝘼𝙧𝙩𝙞 𝙨𝙘𝙚𝙣𝙞𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣 𝙘𝙖𝙣𝙩𝙞𝙚𝙧𝙚 (progetto a cura di Compagnia Giardino Chiuso, con il contributo di Regione Toscana e Comune di San Gimignano – Assessorato alla Cultura nell’ambito di “Accade d’Estate 2023”). Una creazione che si inserisce a pieno in questo nuovo modo di concepire la danza. La performance che è stata l’ispirazione per la stesura del progetto “Abbraccia un Borgo”, fresco vincitore del bando PNRR TOCC, sarà il precursore di un percorso più ampio e articolato della metamorfosi che Orizzonti Verticali si appresta a compiere nel 2024.
“Peaceful Places” ha coinvolto tutti coloro che evavano voglia di mettersi in gioco indossando una maschera che li catapultava nel mondo virtuale. Agnese Lanza infatti lavora con la realtà virtuale dal 2018. Tutorial è stato il primo progetto del genere e dal 2022 è sorta anche la collaborazione con Giardino Chiuso. La metamorfosi di oggi, tema di questa edizione del festival, è quella di avvicinarsi alle novità. Questo è il primo festival italiano a cui la Lanza ha preso parte. Un lavoro di ricerca iniziato quando aveva 25 anni assieme a Margherita Landi, nato da un incontro casuale.
Il corpo in uno stato di immersione

Le due giovani coreografe si concentrano sul corpo in uno stato di immersione. Il corpo in stato di allerta diventa più precario- spiega Agnese- noi attingiamo dalla precarietà. In Peaceful Places si attua la pratica della mimesi. “Abbiamo copiato dei piccoli gesti. Nel periodo della pandemia nascono due progetti. Il tema dell’assenza è il nostro tema. Peaceful è riflessione sull’abbraccio, un gesto diverso che cambia, con una forte comunicazione non verbale. Si è lavorato su 4 coppie a Villa Manin a Udine, il loro modo di abbracciarsi e quello che chi indossa la maschera deve ripercorrere nella gestualità”. Quello che viene richiesto al pubblico non è tanto di far rivivere l’abbraccio, ma attraverso lo stimolo visivo viene stimolato il corpo che si muove senza vedere quello che fa e come lo fa, ignaro per altro di essere a sua volta osservato da altri.
Nessun palcoscenico aumentato ma una doppia performance
Nessun “palcoscenico aumentato “, come quello del lavoro di Blanca Li, ma Peaceful Place genera comunque una doppia performance: quella di chi vede il video e ne ripete la gestualità e quella di chi vede coloro che col visore abbracciano il “niente” (l’assenza collegata da una gestualità analoga). Naturalmente è molto interessante anche ciò che scaturisce da chi, immerso negli abbracci del video, ne ripete a suo modo i gesti. Una performance che ha attratto molto il pubblico della bellissima Piazza del Duomo della nota città collinare della Toscana, stimolandolo a prendere parte dell’esperienza che è andata avanti dalle ore 19 fino alle 22.

