Alcaraz-Djokovic: cosa accomuna (e divide) le due stelle del tennis mondiale

Le stelle del tennis Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, sono stati i due protagonisti dell’ultima finale mondiale di Wimbledon: gli spettatori del più prestigioso torneo inglesi hanno assistito a una vera e propria sfida generazionale tra i due interpreti del tennis. Lo spagnolo ha da poco compiuto 20 anni, la carta d’identità del serbo indica invece 36 anni. Alla fine ad alzare il trofeo è stato Alcaraz, trionfatore in cinque set e dopo oltre 4 ore di gioco. Una sconfitta per Djokovic che mette la parola fine al sogno cullato di riuscire nell’impresa del Grande Slam: la vittoria di tutti e quattro i tornei del circuito nel corso di un anno solare.
Alcaraz a 20 anni appena compiuti ha già in cassaforte due Grandi Slam
Al termine della sfida, superata la delusione, il tennista serbo ha riconosciuto i meriti al suo avversario definendolo un concentrato delle migliori qualità sue, di Roger Federer e Rafael Nadal, i tre tennisti che hanno segnato la storia recente di questo sport.
Del resto, l’ascesa di Alcaraz è stata inarrestabile e a 20 anni appena compiuti ha già in cassaforte due Grandi Slam, quello statunitense della passata stagione e Wimbledon. Le quote sugli US Open indicano lo spagnolo tra i favoriti anche per la nuova edizione, in avvio a fine agosto.
Sicuramente tra gli aspetti più positivi legati al gioco dello spagnolo vi è la capacità di adattarsi e cambiare in corsa lo stile nel corso della sfida, ma anche il sapersi adattare su quasi ogni superficie di gioco, dal cemento statunitense all’erba inglese.
La giovane età consente al giocatore una grandissima velocità, con la possibilità di cambiare passo e inseguire palle che sarebbero difficilmente raggiungibili per altri. Secondo Mats Wilander, ex tennista svedese oggi allenatore e commentatore, l’atleta spagnolo “ha il tocco di Federer, la passione di Nadal, il movimento e le capacità difensive di Djokovic”.
Il colpo da maestro di Djokovic è il rovescio
In questo momento la velocità del tennista serbo, rispetto agli esordi è diminuita, sostituita dalla flessibilità, con una capacità di movimento così rapida da poter raggiungere palle che altri nemmeno inizierebbero ad inseguire.
Secondo gli addetti ai lavori, il colpo da maestro di Djokovic è il rovescio, colpo su cui raramente commette errori non forzati e il suo rovescio lungolinea è uno dei migliori dell’intero circuito tennistico. Il colpo probabilmente meno riuscito è la volée, punto debole del serbo, mentre sul servizio alterna alti e bassi ma con un costante miglioramento.
Spesso la tattica di Djokovic è la medesima nella maggior parte degli incontri: la ricerca costante di un controllo del gioco, in particolar modo dalla linea di fondo, riuscendo così a dettare i tempi.
La pazienza è sicuramente una tra le sue doti principali: è dotato di una capacità quasi unica di individuare il corretto tempo di gioco in cui cercare il colpo, senza forzare la giocata.
Un aspetto su cui forse potrebbe migliorare è legato alla mentalità: non a caso, proprio nel corso della finale di Wimbledon, dopo aver perso una palla il tennista serbo ha rotto la propria racchetta in un moto d’ira.
Si tratta di un punto debole palesato nei casi in cui ha difficoltà a mettere in mostra il proprio gioco, un aspetto che invece non sembra riguardare Alcaraz, in grado di controllarsi meglio nel corso del match.


Giornalista pubblicista, specialista in comunicazione integrata
