137 il numero del mistero. Cosa si nasconde dietro?

Numeri e misteri. Anzi numero e mistero, il 137 suscita molta curiosità da sempre. Alberto Lori, giornalista e autore, illustra per i lettori di Globe la storia di questo incredibile 1-3-7. Un approfondimento interessante e utile per capire o almeno porsi delle domande.
137
1-3-7. 137. Quale mistero si nasconde dietro questo numero? Per quale ragione Richard Feynman, il grande fisico quantistico del secolo scorso, s’intestardì nel suggerire ai colleghi fisici di affiggere una targhetta con questo numero sulla parete dei loro laboratori e di meditarci ogni giorno della loro vita? Perché Leon Lederman, premio Nobel per la fisica 1988, tenne a raccontare di avere abitato in una casa contrassegnata dal numero 137, peccato che poi si sia scoperto che avesse messo lui la targa con questo numero giacché si trattava di una fattoria isolata in campagna? Perché lo stesso Wolfgang Pauli, altro fisico quantistico, ne era letteralmente ossessionato?
Rompicapo e enigma della fisica
Per Feynmann, questo numero rappresentava un vero rompicapo, un enigma della fisica. “Un numero magico”, ebbe a dire, “che ci viene offerto nel mistero più assoluto. Si potrebbe quasi dire che a scrivere questo numero sia stata la mano di Dio e che noi non sappiamo come Egli abbia mosso la sua matita. Sappiamo sperimentalmente cosa fare per avere una misura accurata di questo valore, ma non sappiamo che arzigogolo inventare per farlo venir fuori da un calcolatore, senza avercelo messo dentro di nascosto”.
Armando Mei e le piramidi di Gizah

Armando Mei, ricercatore italiano della Scuola indipendente di archeologia, ha studiato a fondo le piramidi di Gizah. In collaborazione con Jean Paul Bauval, fratello di Robert, impegnato da anni in uno straordinario lavoro di ricerca basato sui valori proporzionali e sull’architettura della Grande Piramide. Ha sviluppato una metodologia fondata sull’analisi dei dati raccolti sulla base di apparentemente semplici operazioni aritmetiche, impostate sulla trasformazione delle misure decimali in cubito reale egizio, unità di misura storicamente in uso nella Terra dei Faraoni. In una seconda fase d’indagine, Mei ha proceduto alla fattorizzazione. Ovvero alla scomposizione in fattori primi, una procedura aritmetica grazie alla quale la serie di numeri ottenuti, moltiplicati fra loro, restituiscono come risultato il numero da scomporre. Per chi fosse interessato ai dettagli delle operazioni applicate sulle tre piramidi consiglio di consultarle direttamente sullo splendido libro di Mei – La Piramide e i segreti del 137 -.

Il risultato ottenuto per la seconda piramide di Gizah
Quello che mi preme rilevare è il risultato ottenuto per la seconda piramide di Gizah. Quella attribuita al faraone Chefren, l’unica delle tre che conserva la cuspide ricoperta di pietra calcarea, un risultato, dicevo, 137, che esprime un valore totalmente diverso da quelli della Grande piramide e della piramide di Micerino. Infatti, i valori di queste ultime danno una sequenza omogenea, 5 – 7 – 11, basata sulla progressione di numeri primi. Il 137 della piramide di Chefren sembra del tutto privo di senso.
Quale messaggio si cela dietro le misteriose proporzioni della seconda piramide? Intanto, mi dice Mei, tutte le tre piramidi, a seguito della scomposizione in fattori primi, presentano un valore unitario che ha per base la costante 11. Mentre per l’altezza, ciascuna di esse presenta un valore numerico diverso e progressivo, ovvero 3, 5, 7. In sintesi, le piramidi di Giza sono anche espressione dell’aritmetica di base, contenendo i primi 4 numeri della tabella dei numeri primi. Ovvero numeri che non possono essere divisi con nessun altro numero che non sia uno o sé stesso, utilizzati in questo caso come punto di partenza per il calcolo delle dimensioni dei vari monumenti.
Il “Principio Antropico” di Brandon Carter
Negli anni ’70 il fisico australiano Brandon Carter parlò per la prima volta di “Principio Antropico”. Termine con il quale s’intendeva certificare che l’Universo consente l’esistenza della vita, così come la intendiamo attualmente. La proposta di Carter è stata al centro di molteplici interpretazioni. Soprattutto, è stata fonte di diversi lavori che evidenziano come, il Principio Antropico, possa spiegare l’esistenza e la dinamica di costanti fisiche. Ad esempio, la “costante di struttura fine”.
“La costante di struttura fine”
Quest’ultima è una costante adimensionale, introdotta per la prima volta da Arnold Sommerfeld nel lontano 1916. Mette in relazione la carica dell’elettrone con le altre due costanti fondamentali in natura: la costante di Planck, la più piccola quantità misurabile dell’Universo, e la velocità della luce, simbolo della teoria della relatività, ma soprattutto, per la sua caratteristica adimensionale, ha un’influenza fondamentale sulle leggi che regolano il nostro Universo. Ad esempio, se il suo valore differisse anche di percentuali minime, comprese tra il 10 ed il 20%, l’universo sarebbe completamente diverso. Così come le leggi che lo regolerebbero e, per logica conseguenza, anche la costituzione della materia subirebbe delle variazioni. In queste condizioni, l’esistenza dell’uomo potrebbe essere seriamente messa in discussione. La formula scientifica che la caratterizza è la seguente:
a-1 = 137, 035999084(51)
Non vi sarà di certo sfuggita la corrispondenza con il numero contenuto nelle proporzioni della Seconda Piramide di Giza. Si tratta di una coincidenza?
137 in quantistica
C’è un altro aspetto che giudicare interessante è poco: 137 in quantistica è il rapporto tra la velocità della luce e quella dell’elettrone in orbita intorno al nucleo dell’atomo d’idrogeno. Come dire, il legame tra l’energia e la materia: la luce è il fenomeno che meglio rappresenta l’energia allo stato puro. Infatti, il fotone, il quanto di luce, possiede una massa uguale a zero, è del tutto immateriale cioè. Il contraltare è l’elettrone, la più stabile e comune tra tutte le particelle elementari di cui è fatta la materia. 137 è il numero che correla il parallelismo, tra energia e materia, tra luce e ombra, tra onda e particella. Può allora il 137 sintetizzare il Tutto? Essere la fonte dell’intera conoscenza? È questo che ci volevano comunicare i misteriosi costruttori della piramide di Chefren e dei monumenti della piana di Gizah?
Tra dilemmi e certezze fatali
Certo è che 137 è stato un numero che se da un lato ha fatto dire a Werner Heisemberg che se si fosse finalmente spiegato, tutti i dilemmi della meccanica quantistica si sarebbero risolti, dall’altra rappresentò una vera ossessione per Wolfgang Pauli, altro fisico e grande amico di Carl Gustav Jung, che alla fine della sua vita, ricoverato in un ospedale di Zurigo, ebbe a chiedere al suo assistente se avesse notato il numero della sua stanza. Alla risposta negativa di Enz, Pauli commentò “È il 137. Non uscirò mai vivo da qui!”. E così è stato.

Giornalista – Direttore Responsabile Globe Today’s
